Sabato 22 Dicembre | ore 21.30
Teatro Comunale di Soverato

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rezza soverato 22 dicembre

PITECUS
di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
Vincitori del Leone d’Oro al Teatro | Biennale di Venezia 2018
con ANTONIO REZZA

quadri di scena Flavia Mastrella
(mai) scritto da Antonio Rezza
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci Daria Grispino
organizzazione generale Stefania Saltarelli
macchinista Andrea Zanarini

 

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“Pria che l’uomo canti due volte e rinneghi il suo spirito libero, lì, a contatto di gallo, l’uomo alzerà gomito e cresta e cozzerà le sue basse ambizioni contro un soffitto di inutile speranza”.

Gidio è chiuso in casa, Fiorenzo, uomo limbo, sta male fisicamente; il professor Stella, videodittatore dipendente, mostra a migliaia di telespettatori alcuni malati terminali, un padre logorroico non si capacita dell’omosessualità del figlio; Saverio, disinvolto ed emancipato, prende la vita così come viene, cosciente del suo fascino fuggevole. Mirella prega intensamente le divinità per essere assunta alle poste, Roscio, di nome e di fatto, frequenta una nuova compagnia di amici che lo sbeffeggiano a tracotanza.
La bella addormentata non prende sonno ed il re, stanco di fasce e capricci, tenta di asfissiare il corpicino bambino. Un giovane studente ha un rapporto conflittuale con la radiosveglia mentre mariti annoiati e lussuriosi vengono rapiti dal fascino indiscreto del solito Saverio, borghese che miete amori ed affitta sentimenti. Un nuovo dibattito a tinte fosche analizza il rapporto uomo-droga, un signore solo e mediocre adotta Fernando Rattazzi a distanza, due ragazzi restano a piedi e sfidano le leggi della sopportazione, uomini che tentano di godersi sprazzi di libertà ma, proprio perché a sprazzi, non la riconoscono più. Giovani handicappati incattiviti e solidali si scagliano contro creato e convinzioni, esseri senza ottimismo dividono il proprio corpo pur mantenendo intatto l’istinto luciferino.

Questi personaggi parlano un dialetto frastagliato e tronco, si muovono nervosetti, fanno capolino dalle fessure e dai buchi dei vasi di stoffa variopinti, i menti e le capoccette pensanti spuntano e si alternano dalle sete, dalle reti e dalla juta dando il senso di quartieri popolari affollati dove il gioco e la fantasia alzano il vessillo dell’incomprensione media. Il quadro di scena è la scenografia mista al costume, ogni storia ha il suo habitat, ogni personaggio un corpetto diverso e mortificato.

E’ uno spettacolo che analizza il rapporto tra l’uomo e le sue perversioni: laureati, sfaticati, giovani e disperati alla ricerca di un occasione che ne accresca le tasche e la fama, pluridecorati alla moralità che speculano sulle disgrazie altrui, vecchi in cerca di un’identità che li aiuti ad ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi loro, persone che tirano avanti una vita ormai abitudinaria, individui che vendono il proprio corpo in cambio di un benessere puramente materiale, esseri che viaggiano per arricchire competenze culturali esteriori e superficiali.

PITECUS racconta storie di tanti personaggi, un andirivieni di gente che vive in un microcosmo disordinato: stracci di realtà si susseguono senza filo conduttore, sublimi cattiverie rendono comici ed aggressivi anche argomenti delicati. Non esistono rappresentazioni positive, ognuno si accontenta, tutti si sentono vittime, lavorano per nascondersi, comprano sentimenti e dignità, non amano, creano piattume e disservizio.

I personaggi sono brutti somaticamente ed interiormente, sprigionano qualunquismo a pieni pori, sprofondano nell’anonimato ma, grazie al loro narcisismo, sono convinti di essere originali, contemporanei e, nei casi più sfacciati, avanguardisti. Parlano un dialetto misto, sono molto colorati, si muovono nervosi e, attraverso la recitazione, assumono forme mitiche e caricaturali, quasi fumettistiche.

SCENA E STRUTTURA

Per quanto riguarda i quadri di scena, che consideriamo un’operazione di arte applicata alla drammaturgia, essi conferiscono allo spettacolo un linguaggio figurativo che mischia colori e parole. L’uso dei materiali si rifà all’arte povera anche se un occhio é sempre attento alla moda ed al costume che influenzano mentalità e portamento dei personaggi.

Nei quadri di “PITECUS” prevale il triangolo, figura mistica un po’ per tutte le religioni: teste spigolose fingono ragionamenti razionali, spicchi di volto incattiviscono somatismi già di per se malvagi e corruttibili.

Colori usati a tinte piatte, gialli, verdi, azzurri, rossi, riportano al mondo dell’infanzia, alle costruzioni, ai giocattoli di legno. La stoffa avvolge i personaggi completandoli: juta, seta, cotone, sintetici, plastica, li rendono opachi o scintillanti. Parti di corpo che aggrediscono parti di realtà, porzioni di arti che inveiscono contro la narcosi che sembra fare scempio di uomini e desideri, parole tronche che inneggiano alla libera immaginazione: non é stato inventato tutto, non tutto é stato enunciato, le parole sono infinite ed infinite le combinazioni, chi vuole farci credere che non c’é più nulla da scoprire é il primo nemico da combattere.

PITECUS si scaglia contro la cultura dell’assopimento e della quiescenza creativa.

BIGLIETTI D’INGRESSO
€ 12 intero + prevendita
€ 10 ridotto (under 35 / over 65) + prevendita
€ 5 ridottissimo (under 19) – acquistabile solo al botteghino il giorno dello spettacolo

PREVENDITE DISPONIBILI
> ONLINE SU https://www.eventbrite.it/e/biglietti-pitecus-antonio-rezza-22-dicembre-soverato-52376081269

> a Catanzaro presso il Cinema Teatro Comunale Catanzaro, senza costi di prevendita.
Se vuoi prenotare chiama Carmen allo 0961.74.12.41 e poi passa a ritirare i biglietti nei consueti orari di apertura.

> a Davoli marina presso il negozio Check Sound

> a Lamezia Terme presso il Tip Teatro

Per altre info scrivi a prenotazionicarro@gmail.com o contatta l’organizzazione al numero 348.31.25.747.

Lo Spettacolo rientra nel programma di attività della
“GIORNATA NAZIONALE DELL’ATTORE – VII EDIZIONE”
Festival d’azione performativa – dedicato alla memoria di Pino Michienzi

realizzato da Teatro del Carro
- co-finanziato da Regione Calabria a valere sul PAC 2014/2020 – Asse 6 – Azione 6.7.1;
- col Patrocinio di (in o.a.)
Città di Badolato – Teatro Comunale;
Città di Catanzaro – Teatro Politeama;
Città di Chiaravalle C.le – Teatro Impero;
Città di Soverato – Teatro Comunale;
- e in Partenariato con (in o.a.)
Teatro del Grillo di Soverato;
Teatro Politeama di Catanzaro;

“MIMO, MASCHERA E MOVIMENTO”
Workshop intensivo condotto da MICHELE MONETTA
rivolto ad attori, danzatori, performer, appassionati di teatro

Quando – 14, 15, 16 DICEMBRE
Dove – Teatro Politeama di Catanzaro

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monetta-rid-img_5819DESCRIZIONE

Pedagogie corporee: Copeau, Decroux, Barrault, Lecoq…

Il mimo di cui ci occupiamo non è quello imitativo-narrativo della pantomima, ma quello che Étienne Decroux chiamava “corporeo”, soprattutto perché contempla nell’azione tutta la figura e principalmente il tronco (che, per Decroux, è costituito da testa-collo-petto-cintura-bacino ed è la parte pesante e più difficile da articolare), mettendo in secondo piano le mani, le braccia e la mimica facciale, parti adatte al descrittivo (e, infatti, Decroux definiva il volto e le mani “strumenti della menzogna”). È, insomma, l’arte dell’espressività e della libertà della persona.
E persona qui è non solo l’individuo fisico, ma anche quello che dice la sua etimologia e cioè maschera. La Maschera intesa come attitudine, postura, modo di configurare la colonna vertebrale.

Programma
Corpo e spazio
Euritmia
Scomposizione e coordinazione corporea
Dinamoritmi
Contrappesi
Studio di figure
Gioco teatrale e reattività
Improvvisazione di gruppo
La piramide espressiva: pensiero, emozione e forza.
Solfeggio dei respiri
L’uomo che cammina: marce, passi, andature…
Maschera Neutra/Nobile
Improvvisazione e composizione
Letture da Copeau, Rodin e Decroux

workshop-michele-monetta-132MICHELE MONETTA – breve bio
Michele Monetta, allievo di Étienne Decroux, è un regista e un attore teatrale. Ha fondato a Napoli, con Lina Salvatore, l’I.C.R.A. Project, l’unica Scuola di Mime Corporel in Italia. Attualmente è docente all’Atelier Rudra-Béjart di Losanna, all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma e alla Scuola del Teatro Nazionale di Napoli.

 

 

 

Per ulteriori informazioni rivolgersi all’organizzazione al numero 348.31.25.747
oppure inviare una mail prenotazionicarro@gmail.com
oppure consultare il sito www.residenzateatrobadolato.it

Iscrizioni
- La domanda di partecipazione dovrà pervenire a mezzo posta elettronica all’indirizzo prenotazionicarro@gmail.com entro le ore 19.00 di lunedì 10 dicembre, indicando: nome, cognome, data di nascita, indirizzo di residenza, email, n° telefonico.

Modalità di partecipazione

- Numero massimo di partecipanti: min 15 / max 25
- Luogo: Teatro Politeama di Catanzaro, via Giovanni Jannoni, Catanzaro
- Durata: 3 giorni – 14, 15, 16 dicembre 2018
- Orari:
Venerdì 14 dalle ore 19,30 alle ore 21,30
Sabato 15 dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e dalle ore 15,00 alle ore 18,00
Domenica 16 dalle ore 9,30 alle ore 13,00
- Requisiti: attori, performer, danzatori, appassionati di teatro
- Quota di iscrizione a persona:
in occasione del progetto “GIORNATA NAZIONALE DELL’ATTORE”, viene offerta la possibilità di partecipare al laboratorio al costo agevolato di € 65,00.

- Le spese di viaggio, vitto e alloggio sono a carico dei partecipanti.

Ai partecipanti verrà donata una copia del libro
“Mimo e Maschera” di Michele Monetta e Giuseppe Rocca
edito da Dino Audino Editore (http://www.audinoeditore.it/libro/M/184)
Il libro sarà presentato alla presenza degli autori
Sabato 15 alle ore 19.00 sempre al Teatro Politeama

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Il workshop rientra nel programma di attività della
“GIORNATA NAZIONALE DELL’ATTORE – VII EDIZIONE”
Festival d’azione performativa – dedicato alla memoria di Pino Michienzi

realizzato da Teatro del Carro
- co-finanziato da Regione Calabria a valere sul PAC 2014/2020 – Asse 6 – Azione 6.7.1;
- col Patrocinio di (in o.a.)
Città di Badolato – Teatro Comunale;
Città di Catanzaro – Teatro Politeama;
Città di Chiaravalle C.le – Teatro Impero;
Città di Soverato – Teatro Comunale;
- e in Partenariato con (in o.a.)
Teatro del Grillo di Soverato;
Teatro Politeama di Catanzaro.

“MOVIMENTI CHE CI RIGENERANO, VOCI CHE CI LIBERANO”

Workshop intensivo condotto da HAL YAMANOUCHI
rivolto ad attori, danzatori, performer, appassionati di teatro, di discipline orientali e meditative

Quando – 26/27/28 ottobre
Dove – Teatro Comunale di Soverato

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workshop-hal-yamanouchi-soverato-ottobre“Il corpo ha la capacità di guarirsi e rigenerarsi”, credeva fermamente Haruchika Noguchi, l’inventore del Movimento Rigeneratore.
Questa facoltà di rigenerazione si mette in moto attraverso processi inconsci e involontari, legati all’immaginazione e alle emozioni.

Il workshop, facendo riferimento, prima di tutto, alle scienze terapeutiche, suggerirà vie di rigenerazione e attivazione per gestire il proprio strumento organico, cioè il corpo-mente-psiche, sia in scena che nella vita quotidiana.

L’azione artistica è una delle tecniche che l’umanità ha inventato e sviluppato, per liberare tali dinamiche senza disfare la sfera quotidiana.
Gli attori si giovano di vite parallele: di quella di sé stessi, di quella dell’attore-interprete e di quella dei personaggi.

Questo principio d’identificazione con movimenti, azioni, voci e battute può essere studiato e approfondito, attraverso esercizi rigeneratori, ora usando tecniche di concentrazione profonda, ora cavalcando l’impeto giocoso, ora provocando lo stato ipnotico, ora cadendo nella vertigine dell’improvvisazione, ora affidandosi al moto di casualità.

Il campo interdisciplinare del teatro-terapia-gioco diventa uno dei rifugi possibili, per recuperare il nostro sano narcisismo, per trovare qualche chiave d’auto-espansione interiore e per scongelare i sentimenti.

Attraverso esercizi di sensibilizzazione psicofisica e di meditazione guidata provenienti dallo Yoga, dal Chi Kong e dal Movimento Rigeneratore, attraverso l’utilizzo di giochi espressivi che si basano sui principi esplorati dalla Bioenergetica, dalla Gestalt Psychologie e dall’Analisi Transazionale, il workshop ci propone di coltivare l’osservazione e l’ascolto verso il nostro sistema psico-fisico, ampliando contemporaneamente la nostra empatia e la nostra espressività.

I partecipanti saranno invitati a ridimensionare le proprie modalità di comportamento e sperimentare nuovi modi di sentire, esprimersi, agire e reagire.
Il workshop sarà il luogo di sperimentazione, ma anche di riflessione, insieme, esaminando il vero senso della “salute”.

HAL YAMANOUCHI – breve bio
Come attore cinematografico, ha preso parte di più di 80 film e telefilm italiani (per registi come Dino Risi, Alberto Lattuada, Gabriele Salvatores, F.lli Vanzina, ecc…) e circa 20 di quelli americani (per registi come Peter Weir, Mike Nichols, James Mangold, Wes Anderson, Ben Stiller, ecc…).
Come attore-mimo, ha creato numerosi spettacoli tra cui “Le Scomparse”; ha lavorato in produzioni teatrali tra cui Ariel ne “La Tempesta” del Teatro Bellini di Napoli; Apollo in “Cassandra, o del tempo divorato” di MDA Produzioni; Argo in “Medea – Variazione sul mito” per il Teatro di Castalia.
Come coreografo o curatore di movimenti scenici ha collaborato per i registi come Ronconi, Bolognini, Mauri, Calenda, Cobelli e Montaldo. Di recente ha lavorato l’opera lirica “Madama Butterfly” con la regia di Renzo Giacchieri.
Come docente ha insegnato in diverse scuole come l’ “Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico” e “Permis du Conduire” e ha condotto numerosi workshop in Italia e negli Stati Uniti, proponendo un lavoro sulla sensibilità corporea dell’attore che si fonda sulla rigenerazione psico-fisica, sulla dinamica spontanea, sulla neutralità, indipendenza psicologica degli attori dalle azioni e dai personaggi.

Per ulteriori informazioni rivolgersi all’organizzazione al numero 348.31.25.747
oppure inviare una mail a residenzateatrobadolato@gmail.com
oppure consultare il sito www.residenzateatrobadolato.it

Iscrizioni
- La domanda di partecipazione dovrà pervenire a mezzo posta elettronica all’indirizzo residenzateatrobadolato@gmail.com entro le ore 14.00 del 25 ottobre

Modalità di partecipazione

- Numero massimo di partecipanti: 15
- Luogo: Teatro Comunale di Soverato – Via C. Amirante, 75 – 88068 Soverato CZ
- Durata: 3 giorni, 26 – 27 – 28 ottobre 2018
- Orari:
Venerdì 26 dalle ore 17,00 alle ore 20,00
Sabato 27 dalle ore 10,30 alle ore 13,30 e dalle ore 15,00 alle ore 18,00
Domenica 28 dalle ore 10,00 alle ore 13,00
- Requisiti: attori, performer, danzatori, appassionati di teatro, di discipline orientali e meditative
- Quota di iscrizione a persona:
in occasione del progetto “GIORNATA NAZIONALE DELL’ATTORE”, viene offerta la possibilità di partecipare al laboratorio al costo agevolato di
€ 60,00 prezzo intero agevolato
€ 45,00 prezzo ridotto agevolato per partecipanti UNDER 35

- Le spese di viaggio, vitto e alloggio sono a carico dei partecipanti.

Ai partecipanti verrà donata una copia del libro
“Mimo e Maschera” di Michele Monetta e Giuseppe Rocca
edito da Dino Audino Editore (http://www.audinoeditore.it/libro/M/184)

Il workshop rientra nel programma di attività della
GIORNATA NAZIONALE DELL’ATTORE – VII EDIZIONE
Festival d’azione performativa – dedicato alla memoria di Pino Michienzi

realizzato da Teatro del Carro

- co-finanziato da Regione Calabria a valere sul PAC 2014/2020 – Asse 6 – Azione 6.7.1;
- col Patrocinio di (in o.a.)
Città di Badolato – Teatro Comunale;
Città di Catanzaro – Teatro Politeama;
Città di Chiaravalle C.le – Teatro Impero;
Città di Soverato – Teatro Comunale;
- e in Partenariato con (in o.a.)
Teatro del Grillo di Soverato;
Teatro Politeama di Catanzaro;

spartacus 16 08 2018 BADOLATO

Giovedì 16 agosto | ore 22.00

Teatro Comunale di Badolato

“SPARTACU STRIT VIÙ”

scrittura scenica Francesco Gallelli, Luca M. Michienzi

con Francesco Gallelli

regia Luca Maria Michienzi

scene e costumi Anna Maria De Luca

produzione Teatro del Carro e MigraMenti – Residenza Teatro Badolato

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- Presentazione spettacolo -
Conosciamo la strada che percorriamo tutti i giorni? E la strada di oggi è uguale a quella di ieri? E’ possibile che un mito della storia antica, come Spartacus, abbia in comune con uomini e donne del nostro tempo luoghi, aneddoti, oggetti, amicizie, morti? E’ impensabile affermare che la parabola umana e di lotta di Spartacus sia simile a quella di tanti nostri contemporanei, se non di noi stessi? Il carattere di queste domande potrebbe proseguire all’infinito, aprendo tentativi di risposta inimmaginabili.
E allora, scendiamo sulla strada. Non una strada qualunque, ma “La Strada”: la strada della morte, la SS 106 Jonica, che collega Reggio Calabria a Taranto. Una strada che diventa il pretesto per parlare di schiavitù, di sogni, di incontri umani, di paesaggi, di incidenti, di Beautiful, di mar Jonio, di lotta e di politica.
spartacu 16 08 2018 badolato La strada che il nostro Spartacu, contemporanea incarnazione dell’antico lottatore/schiavo trace Spartacus, si trova a percorrere ogni giorno per andare a guadagnare quei pochi denari che gli occorrono per sperare di costruirsi un futuro e una famiglia. Sa che il suo destino è legato a questo viaggio quotidiano, che costantemente compie, sin da quando è piccolo, perché lui su questa strada ci è nato e per questa strada si batterà tutta la vita.
Ed ecco così che la storia dell’eroe di epoca romana, che la leggenda vuole abbia compiuto imprese mirabili proprio in Calabria, si intreccia con quella dell’uomo d’oggi.
Una storia che si intreccia alla vera vita e alla lotta di Franco Nisticò, politico calabrese, originario di un piccolo paese della provincia catanzarese, Badolato, che, dopo essersi battuto con ogni mezzo per il miglioramento e l’ammodernamento della 106, per difendere i diritti di chi questa strada è costretto a farla ogni giorno, perde la vita al termine di un ultimo comizio tenutosi a Villa San Giovanni nel dicembre del 2009.
Un racconto drammaturgico questo di “Spartacu Strit Viù”, dove non esistono personaggi, ma solo storie universali, storie che accomunano i giovani e gli anziani, i classici e i moderni, il passato e il futuro. La vita e la morte. Sulla strada.
Una scrittura scenica elaborata ed interpretata dal giovane artista calabrese Francesco Gallelli, che realizza questo secondo studio sul testo, passando dalla pagina scritta alla messa in scena, potendo avvalersi della collaborazione e del tutoraggio artistico di Luca Michienzi ed Anna Maria De Luca. Una performance resa possibile grazie alla Residenza Teatrale “MigraMenti Off”, diretta dal Teatro del Carro, che ha creduto nel progetto di Gallelli, ospitando lo studio in una permanenza artistica presso il Teatro Comunale di Badolato per un periodo di oltre 60 giorni. Progetto che ha concluso anche sei anni di gratificante, ma duro ed incessante, lavoro della residenza “MigraMenti”, nella città di Badolato.
Un progetto che rientra all’interno della “VII Giornata Nazionale dell’Attore”, che il Teatro del Carro ha istituito e promosso per ricordare e commemorare Pino Michienzi, suo indimenticabile fondatore e direttore artistico.
Lo spettacolo è sostenuto dalle Associazioni Riviera Borgo degli Angeli di Badolato e Basta vittime sulla S.S. 106!

ALCUNI ARTICOLI STAMPA

articolo-gazzetta-spartacu-messina-20_04_18

lo_spartaco_di_gallelli_e_michienzi_a_spezzare_il_silenzio_sulle

recensione-spartacu-strit-viu-alessandra-mallamo

spartacu 16 08 2018 badolato

 

 

Sabato 15 dicembre | ore 21.30
Esito scenico dello studio realizzato dall’attore/performer Francesco Gallelli nella permanenza in residenza.

SPARTACU STRIT VIU’
di e con Francesco Gallelli,
tutoraggio e coordinamento artistico
Luca Michienzi e Anna Maria De Luca 

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spartacu 15 DICEMBRE 1Una scrittura scenica elaborata ed interpretata dal giovane artista calabrese Francesco Gallelli, che realizza questo secondo studio sul testo, passando dalla pagina scritta alla messa in scena, potendo avvalersi della collaborazione e del tutoraggio artistico di Luca Michienzi ed Anna Maria De Luca.
Una performance resa possibile grazie alla Residenza Teatrale “MigraMenti Off”, diretta dal Teatro del Carro, che ha creduto nel progetto di Gallelli, ospitando lo studio in una permanenza artistica presso il Teatro Comunale di Badolato per un periodo di oltre 60 giorni.
Un progetto che ha debuttato il 4 novembre 2017 all’interno della “VI Giornata Nazionale dell’Attore”, giornata che il Teatro del Carro ha istituito e promosso per ricordare e commemorare Pino Michienzi, suo indimenticabile fondatore e direttore artistico.
Progetto che ha chiuso sei anni di duro, ma gratificante lavoro della residenza “MigraMenti”, nella città di Badolato.
Lo spettacolo è anche sostenuto dalle Associazioni Riviera Borgo degli Angeli di Badolato e Basta vittime sulla 106.

spartacu 15 DICEMBRE 2Presentazione spettacolo
Conosciamo la strada che percorriamo tutti i giorni? E la strada di oggi è uguale a quella di ieri? E’ possibile che un mito della storia antica, come Spartacus, abbia in comune con uomini e donne del nostro tempo luoghi, aneddoti, oggetti, amicizie, morti? E’ impensabile affermare che la parabola umana e di lotta di Spartacus sia simile a quella di tanti nostri contemporanei, se non di noi stessi? Il carattere di queste domande potrebbe proseguire all’infinito, aprendo tentativi di risposta inimmaginabili.
E allora, scendiamo sulla strada. Non una strada qualunque, ma la strada: la strada della morte, la SS 106 Jonica, che collega Reggio Calabria a Taranto. Una strada che diventa il pretesto per parlare di schiavitù, di sogni, di incontri umani, di paesaggi, di incidenti, di Beautiful, di mar Jonio, di lotta e di politica.
La strada che il nostro Spartacu si trova a percorrere ogni giorno per andare a guadagnare quei pochi denari che gli occorrono per sperare di costruirsi un futuro e una famiglia. Sa che il suo destino è legato a questo viaggio quotidiano, che costantemente compie, sin da quando è piccolo, perché lui su questa strada ci è nato e per questa strada si batterà tutta la vita.
Ed ecco così che la storia dell’eroe romano, che la leggenda vuole abbia compiuto imprese mirabili proprio qui in Calabria, si intreccia con quella dell’uomo d’oggi.
Una storia strettamente legata alla vita e alla lotta di Franco Nisticò, politico calabrese, originario di Badolato, che, dopo essersi battuto con ogni mezzo per il miglioramento e l’ammodernamento della 106, per difendere i diritti di chi questa strada è costretto a farla ogni giorno, perde la vita al termine di un ultimo comizio tenutosi a Villa San Giovanni nel 2009.
Un racconto drammaturgico questo di “Spartacu Strit Viù”, dove non esistono personaggi, ma solo storie universali, storie che accomunano i giovani e gli anziani, i classici e i moderni, il passato e il futuro. La vita la morte Sulla strada.

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Sabato 4 novembre | ore 21.30 spartacus 4/11/17 badolato
Teatro Comunale di Badolato
Residenza Teatrale MigraMenti Off

SPARTACU STRIT VIU’
di e con Francesco Gallelli
tutoraggio e coordinamento artistico
Luca Michienzi e Anna Maria De Luca

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Una scrittura scenica elaborata ed interpretata dal giovane artista calabrese Francesco Gallelli, che realizza questo secondo studio sul testo, passando dalla pagina scritta alla messa in scena, potendo avvalersi della collaborazione e del tutoraggio artistico di Luca Michienzi ed Anna Maria De Luca.
Una performance resa possibile grazie alla Residenza Teatrale “MigraMenti Off”, diretta dal Teatro del Carro, che ha creduto nel progetto di Gallelli, ospitando lo studio in una permanenza artistica presso il Teatro Comunale di Badolato per un periodo di oltre 60 giorni.
Un progetto inserito all’interno della “VI Giornata Nazionale dell’Attore”, giornata che il Teatro del Carro ha istituito e promosso per ricordare e commemorare Pino Michienzi, suo indimenticabile fondatore e direttore artistico.
Progetto che chiude anche sei anni di duro, ma gratificante lavoro della residenza “MigraMenti”, nella città di Badolato.
Lo spettacolo è anche sostenuto dalle Associazioni Riviera Borgo degli Angeli di Badolato e Basta vittime sulla 106.

Presentazione spettacolo
Conosciamo la strada che percorriamo tutti i giorni? E la strada di oggi è uguale a quella di ieri? E’ possibile che un mito della storia antica, come Spartacus, abbia in comune con uomini e donne del nostro tempo luoghi, aneddoti, oggetti, amicizie, morti? E’ impensabile affermare che la parabola umana e di lotta di Spartacus sia simile a quella di tanti nostri contemporanei, se non di noi stessi? Il carattere di queste domande potrebbe proseguire all’infinito, aprendo tentativi di risposta inimmaginabili.
E allora, scendiamo sulla strada. Non una strada qualunque, ma la strada: la strada della morte, la SS 106 Jonica, che collega Reggio Calabria a Taranto. Una strada che diventa il pretesto per parlare di schiavitù, di sogni, di incontri umani, di paesaggi, di incidenti, di Beautiful, di mar Jonio, di lotta e di politica.
La strada che il nostro Spartacu si trova a percorrere ogni giorno per andare a guadagnare quei pochi denari che gli occorrono per sperare di costruirsi un futuro e una famiglia. Sa che il suo destino è legato a questo viaggio quotidiano, che costantemente compie, sin da quando è piccolo, perché lui su questa strada ci è nato e per questa strada si batterà tutta la vita.
Ed ecco così che la storia dell’eroe romano, che la leggenda vuole abbia compiuto imprese mirabili proprio qui in Calabria, si intreccia con quella dell’uomo d’oggi.
Una storia strettamente legata alla vita e alla lotta di Franco Nisticò, politico calabrese, originario di Badolato, che, dopo essersi battuto con ogni mezzo per il miglioramento e l’ammodernamento della 106, per difendere i diritti di chi questa strada è costretto a farla ogni giorno, perde la vita al termine di un ultimo comizio tenutosi a Villa San Giovanni nel 2009.
Un racconto drammaturgico, questo di “Spartacu Strit Viù”, dove non esistono personaggi, ma solo storie universali, storie che accomunano i giovani e gli anziani, i classici e i moderni, il passato e il futuro. La vita e la morte. Sulla strada.

Sabato 21 ottobre | ore 21.30
Teatro Comunale di Badolato
Residenza Teatrale MigraMenti Off
Rassegna Artisti Emergenti premiati in festival di teatro italiano

COME UN GRANELLO DI SABBIA come-granello-web 21/10
Giuseppe Gulotta, storia di un innocente
testo e regia di Salvatore Arena e Massimo Barilla
con Salvatore Arena

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scene Aldo Zucco
equipe tecnica di scenografia Antonino Alessi, Grazia Bono, Caterina Morano
musiche originali Luigi Polimeni
disegno luci Stefano Barbagallo
assistente alla regia Ylenia Zindato
consulenza storica Giuseppe Gulotta e Nicola Biondo
autori del libro “Alkamar. La mia vita in carcere da innocente” (ed. Chiarelettere)
una co-produzione MANA CHUMA TEATRO / FONDAZIONE HORCYNUS ORCA /HORCYNUS FESTIVAL ‘15
in collaborazione con La.P.E.C. E GIUSTO PROCESSO
con il sostegno di Provincia di Reggio Calabria, Comune di Reggio Calabria, Comune di Bova.

LA STORIA badolato granello sabbia 21/10
A diciotto anni Giuseppe Gulotta, giovane muratore con una vita come tante, viene arrestato e costretto a confessare l’omicidio di due carabinieri ad “Alkamar”,una piccola caserma in provincia di Trapani.
Il delitto nasconde un mistero indicibile: servizi segreti e uomini dello Stato che trattano con gruppi neofascisti, traffici di armi e droga. Per far calare il silenzio serve un capro espiatorio, uno qualsiasi. Gulotta ha vissuto ventidue anni in carcere da innocente e trentasei anni di calvario con la giustizia. Non è mai fuggito, ha lottato a testa alta, restando lì come un granello di sabbia all’interno di un enorme ingranaggio. Fino al processo di revisione (il decimo, di una lunga serie), ostinatamente cercato e ottenuto, che lo ha definitivamente riabilitato.

granello sabbia badolato 21/10LA SPETTACOLO
Una storia dai contorni oscuri e tormentati, dalle conseguenze violentemente drammatiche e non risanabili. Per quello che Giuseppe Gulotta ha vissuto, protagonista suo malgrado di questo itinerario, ma anche per le altre varie vittime della vicenda, affrontare questi avvenimenti sulle tavole di un palcoscenico pone di fronte ad una grande responsabilità.
La responsabilità, certo, di non tacere l’incredibile vicenda legale, la lunghissima serie di omissioni, errori, leggerezze, falsificazioni, palesi violazioni della legge che oggi ci fanno definire questa vicenda come una vera e propria frode giudiziaria.
La responsabilità, naturalmente, di non dimenticare il contesto e gli interessi in campo che generano il dramma.
Ma principalmente la responsabilità di declinare la drammaturgia, attraverso la vicenda umana di Giuseppe (ma anche di Salvatore e Carmine – le due vittime della strage – o di Giovanni, Vincenzo, Gaetano – gli altri capri espiatori designati) rendendo giustizia alla sua dimensione personale, quella di una vita quasi interamente sottratta per ragioni inconfessabili. Provare ad innescare un processo di identificazione, pur senza aver attreversato quello che lui ha attraversato, senza aver sofferto quello che lui ha sofferto con un incredibile senso di dignità e consapevelozza. Provare a compiere questo corto circuito narrative riuscendo a sottrarsi a qualsiasi intento retorico. La voce di Giuseppe ci attira in questo vortice raccontando, come trovasse per la prima volta qualcuno disposto ad ascoltare, la gioventù interrotta, l’arresto, le torture, i colpevoli silenzi, i pregiudizi, ma anche l’irriducibile cocciuta speranza in un restituzione finale della propria umile e alta identità. Lo fa alternandosi a voci secondarie, ma necessarie: un vicequestore illuminato schiacciato anche lui dall’ingranaggio, l’ufficiale dell’arma regista occulto delle torture (un Kurz rovesciato, lucido e per nulla tormentato), la moglie Michela, i genitori. Ogni voce, ogni episodio del vortice, trova il proprio luogo all’interno della scenogrofia, leggera e opprimente ad un tempo, di Aldo Zucco, capace di diventare multiforme nei suoi pochi, ma importanti segni. Le musiche originali di Luigi Polimeni, contrappunto ritmico ed emozianale al racconto, diventano esse stesse.

badolato granello di sabbia 21/10ESTRATTI RASSEGNA STAMPA

Paolo Randazzo – Dramma.it
COME UN GRANELLO DI SABBIA
Che cosa grande è il teatro quando, nella semplicità del gesto scenico, riesce a condensare e riprodurre il senso di un intero momento storico, riesce a leggerlo in profondità quel momento, a restituirlo nella sua dinamica più profonda e autentica, lacerante e tragica. (…) Si tratta di uno spettacolo intenso, rigoroso nel suo disegno e vissuto, recitato, agito – segmento dopo segmento – non solo con la certezza “politica” di fare un servizio concreto alla costruzione di una seria coscienza libera e democratica nel nostro paese (una coscienza che ha il diritto di domandare e di ottenere risposte), ma anche con la giusta consapevolezza che l’unica onestà che il teatro può garantire è la verità (…). Verità storica, senso politico e qualità della messinscena, tre ingredienti in perfetto equilibrio che rendono importante questo spettacolo che diversamente, e facilmente, avrebbe potuto perdere di senso e di profondità”.

Marco Menini –Krapp’s last post
UN GRANELLO DI SABBIA GRANDE COME UN MACIGNO
Ogni tanto può capitare di assistere a messinscene che hanno una necessaria ragione di essere, che ci raccontano storie e lo fanno senza retorica, senza cercare a tutti i costi di fare presa sul pubblico e che ci tengono svegli, ci fanno riflettere e soprattutto hanno un’anima(…), messinscene che regalano veri “momenti di teatro”.

Gigi Giacobbe –Sipario.it
COME UN GRANELLO DI SABBIA
È una storia terribile dai risvolti kafkiani quella che racconta Salvatore Arena nella sala Laudamo di Messina, sfoderando una grinta che gli è congeniale in un monologo dagli infiniti toni vocali (…).
Uno spettacolo vibrante, ricco di tensione e di suspence, per merito chiaramente d’un bravo Salvatore Arena, che per 70 minuti ha fatto viaggiare sulla lama d’un rasoio gli spettatori

Francesco Tozza –Scenario on line
INGIUSTIZIE DI GIUSTIZIA E CATARSI DEL PALCOSCENICO
Nel lavoro mirabilmente interpretato grazie al talento dall’attore (…) aleggia un cupo e torbido clima di smarrimento, in un paesaggio opaco, umbratile e viscido, a suo modo sterminato, nonostante la voluta ristrettezza dello spazio scenico. La scrittura non è documentaria, non ha la freddezza della pura inchiesta sociale, ma vuole offrire del mondo, cui il malcapitato Gulotta appartiene, un’immagine intensa, calandosi all’interno dei suoi valori arcaici… E’ la catarsi del palcoscenico, l’antica medicina per purificare le passioni umane, comprendendole per superarle; facendo riaffiorare alla coscienza eventi subdolamente rimossi. Per non dimenticare.

Antonia Dalpiaz – L’Adige
GULOTTA TRA IL PUBBLICO: RESTITUITEMI LA MIA VITA
Gulotta(…) ha visto sé stesso e la sua storia passargli davanti, attraverso, la voce, il corpo, I silenzi di un attore, Salvatore Arena, che ne ha raccontato con profonda partecipazione non solo artistica ma umana le vicende incredibili (…). Applauditissimo lavoro e convincente interpretazione. Un incontro a teatro che non sarà facile dimenticare.

Francesco Saija – Nuovo soldo
LO SPASIMO DI TRAPANI
Su un palcoscenico nero di dolore e di sofferenza, con una eccezionale scenografia, semplice e contemporaneamente forte, il bravissimo attore Salvatore Arena riesce (…) a fare rivivere sul palcoscenico i momenti lieti ( pochi ) e dolorosi ( molti ) della vita annientata di Giuseppe Gulotta. Un crescendo recitativo e drammaturgico di grande intensità che porta lo spettatore quasi a sdoppiarsi e a trasferirsi sul palco, con l’anima e con il cuore, su quella “via dolorosa” di un giovane che sappiamo ormai libero e al quale è stata espiantata una gran parte della vita e soprattutto la giovinezza. Uno spettacolo che ancora per anni dovrebbe calcare i palcoscenici (…) riuscitissimo e di grande impegno civile e teatrale.

Giovanna Villella – Lameziaterme.it
CAPTIVUS O DELLA VITA SOTTRATTA
Salvatore/Giuseppe avviluppa nel suo acquario circolare uomini, parole, cose, volti, gesti tutti offerti senza reticenza né segreto. Offre la sua malinconia, il suo sole perduto, la sua persecuzione, la sua reclusione. (…) Teatro del presente che ci offre un nero rituale, un vuoto assolutamente colmo, sorretto da una scrittura drammaturgica costruita sulla poetica del frammento dove le riflessioni del tempo presente si intrecciano a memorie, a squarci di vita vissuta in una partitura di parole e gesti (…) Intensa e palpitante l’interpretazione di Salvatore Arena che sa restituire il respiro, le emozioni, il dolore, l’amore, l’attesa e la dignità di un uomo per troppo tempo rimasto senza voce.

Sara Casini – Lo sguardo di Arlecchino
INNOCENTI E COLPEVOLI: SABBIA NEGLI INGRANAGGI
Nella luce, piccole schegge di legno paiono esplodere nella follia di una violenza irrazionale. La narrazione procede, e il giovane raggiunge la maturità sotto il peso di una colpa inflittagli da altri, incapace di lavare il proprio nome. Arena dà voce ai vari personaggi che tessono questa insondabile trama: gli amici, la moglie, avvocati, giudici… Sono diversi i momenti che ci colpiscono con la loro sincerità, nella descrizione di una vita che, pur segnata da colpe altrui e quasi distrutta, si ricostruisce poco per volta, combattendo per la propria libertà, ignorando il funzionamento di un sistema più grande, impalpabile, pesantissimo.

Oriana Schembari –Yes Calabria
Un clamoroso errore giudiziario raccontato in un monologo estremamente coinvolgente, l’orrore dell’ingiustizia, la paura, il carcere quasi come il rifugio dalla violenza, la speranza un giorno di liberarsi dell’onta di un crimine mai commesso. Una storia che viene “data” completamente allo spettatore, attraverso un’adesione vivissima alla vicenda umana del protagonista. Il teatro si fa qui testimonianza civile, forma pubblica di riscatto, e mette in guardia sui pericoli che in ogni società corre la libertà di ognuno, schiacciata sotto il peso di un potere che intreccia trame occulte per piegare a sé la vita del Paese. Un tema spesso trattato dalla compagnia reggina, una delle più interessanti del panorama nazionale del teatro contemporaneo.

Grazia Candido – il quotiano della calabria / strill.it
REGGIO – IL “CILEA” IN PIEDI PER “UN GRANELLO DI SABBIA”
Una campana in mezzo alla scena, uno sgabello sul quale è seduto un uomo illuminato da una luce che si domanda costantemente “come si conta l’aria?”, quell’aria di tutta la vita che manca, che ingiustificatamente è stata tolta, violentemente sottratta. Sul palco, è lo straordinario attore Salvatore Arena a raccontare la storia di Giuseppe.

Sabato 7 ottobre | ore 21.30
Teatro Comunale di Badolato
Residenza Teatrale MigraMenti Off
Rassegna Artisti Emergenti premiati nei maggiori festival di teatro italiano

patres 7/10/17 webPATRES

di Saverio Tavano
con Dario Natale e Gianluca Vetromilo
regia Saverio Tavano
foto di scena Gianfranco Ferraro, Angelo Maggio, Pasquale Cimino
video Andrea Aragona
produzione Scenari Visibili
con il supporto della Regione Calabria, sistema delle Residenze Teatrali Calabresi

Miglior spettacolo festival Inventaria Teatro dell’Orologio Roma 2014
Premio contro le mafie del MEI 2014 Faenza
Secondo premio al Festival Teatrale di Resistenza Museo Cervi/Gattatico RE

evento FACEBOOK clicca qui
Link a promo https://vimeo.com/124819283
Link intervista Radio3 http://shar.es/130lbO

DESCRIZIONE
L’impossibilità di un rapporto tra un padre e il figlio cieco, l’impossibilità di incontro, di filiazione.
Questo Ulisse senza patria lo lega ad una corda perché potrebbe perdersi, incapace di stargli accanto non trova il coraggio della testimonianza.
Un padre che fugge per sempre, per le spiagge esotiche di Santo Domingo, e un figlio paralizzato dall’attesa, davanti all’orizzonte attende in Calabria, mette le mani avanti per vedere l’orizzonte, si rivolge verso il mare e aspetta che questo padre ritorni.
Un Telemaco dalla lunga attesa, ma l’attesa è dinamica, è erranza, è rischio.
Il mare, discreto spettatore, scandisce e accompagna la vita di questo figlio incapace di vedere come di andare, in attesa di un padre che non è in grado di restare/tornare a casa.

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La Mongolfiera Editrice ha pubblicato il libro PATRES, collana Teatro 74, di Saverio Tavano, il libro fronte retro con traduzione in inglese Fathers a cura di Ennio Tozzi, comprende la drammaturgia integrale dello spettacolo con una prefazione di Alessandro Toppi de Il Pickwick.it -culture,critiche e narrazioni- ed una postfazione di Dario Tomasello docente di letteratura italiana contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Cognitive, della Formazione e degli Studi Culturali dell’Università degli Studi di Messina.

Link http://www.lamongolfieraeditrice.it/product.asp?intProdID=241)

patres 24 7/10/17patres-23 7/10/17

Compagnia Scenari Visibili www.scenarivisibili.it

clandestino web badolato 9_11_17Sabato 9 Settembre | ore 21.30
Teatro Comunale di Badolato
Residenza Teatrale “MigraMenti Off”
www.residenzateatrobadolato.it
Rassegna Giovani Artisti Under 35

CLANDESTINO
scritto e diretto da Riccardo Rombi
con Virginia Billi, Aleksandros Memetaj
assistente alla regia Ulpia Popa
progetto luci Laura De Bernardis

Uno spettacolo dedicato a tutti coloro che non hanno diritto di parola; i piccoli, gli ultimi della società, gli esclusi; quelli che non contano, i trascurati, i disprezzati, i perseguitati.
Un canto dedicato a tutti quelli che abitano in un mondo che, a sua volta, è diseredato quanto loro. Uno spettacolo per provare a invertire i valori, per rialzare la testa, per abbattere i muri.
I personaggi di questo spettacolo vivono lo strazio di essere inutili comparse del proprio tempo.
Sul palco tre personaggi: un vecchio che si ribella al suo spegnersi anonimamente e decide di darsi alla clandestinità per riappropriarsi almeno del suo diritto alla morte.
A fargli da contrappunto la nostra coscienza e una donna che vive immersa in un quotidiano banale. Una donna che si esprime per luoghi comuni inseguendo disperatamente modelli di apparente benessere.
Uno spettacolo che denuncia modelli culturali insostenibili fatti di solitudine, irresponsabilità, egoismo. Di fronte a questo desolante panorama viene allora ribaltato il significato di un termine usato oggi solo con una connotazione feroce e la Clandestinità inaspettatamente diventa una possibile via d’uscita.

Lo spettacolo è stato prodotto all’interno del progetto LONTANO DA DOVE | Bando Migrarti 2017

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LA COMPAGNIA

CATALYST è un polo culturale di persone, spazi e luoghi che produce spettacoli e cura progetti didattici. Catalyst è una realtà del teatro toscano e nazionale fondata a Londra nel 1996 da Riccardo Rombi attore, regista e autore che predilige la nuova drammaturgia e la contaminazione dei linguaggi. Nell’idea di un teatro fatto di elementi in continua evoluzione, Catalyst nelle proprie produzioni coinvolge anche musicisti, performer, danzatori e videomaker intercettando nuovi pubblici e indirizzando il proprio alla scoperta di linguaggi del contemporaneo. Negli anni la compagnia ha esplorato con successo il linguaggio per le giovani generazioni realizzando con il gruppo musicale dei Camillocromo lo spettacolo I musicanti di Brema che ha collezionato fino a questo momento oltre 200 repliche in tutta Italia. Tra gli spettacoli realizzati in vent’anni di attività ricordiamo i pù recenti La grande storia del teatro, Palcoscenico ’900, 8 Sfumature di Giulietta, Le Scacciapaura, L’albero della Memoria. Catalyst gestisce il Teatro Comunale Corsini di Barberino di Mugello in provincia di Firenze e la scuola per attori del Centro Ricerca e Formazione presso il Teatro Puccini di Firenze. Catalyst è partner delle scuole primarie e secondarie della regione del Mugello con le quali progetta attività di laboratoriali di educazione al teatro, al corpo e alla parola dando vita al progetto diffuso Il Teatro fa Scuola.

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Sabato 24 SETTEMBRE 2016 | ore 21.30
Teatro Comunale di Badolato
Residenza Teatrale MigraMenti Off
Esito scenico dello studio realizzato dalla Compagnia Odysseia Teatro nella permanenza in residenza

V x ELETTRA. SOLE A PICCO
Uno studio su due Elettre.

Con Carolina Cametti e Elisa Menchicchi
Elaborazione drammaturgica Paola Tarantino Elisa Menchicchi Carolina Cametti
Aiuto regia Diletta Acquaviva
Luci Valentina Belli
Ideazione e regia Paola Tarantino

Durata 50’ minuti

Una produzione ODYSSEIA TEATRO in collaborazione con Teatro del Carro
Residenza “MigraMenti Off”

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elettra tarantino 1In due appartamenti di un palazzo in una periferia desolata, vivono separate da un muro due giovani donne.
Una si diletta a sigillare panetti di coca, cantare canzoni che passano alla radio, parlare col bambino che porta in grembo. L’altra aspetta, si nasconde, ferma le sue giornate sul nastro di un registratore. Il telefono è l’unico mezzo per comunicare con l’esterno. La prima ha un marito spacciatore che non torna mai a casa e una madre troppo occupata nei suoi affari. L’altra ha un fratello che pare rimandare sempre il loro incontro e la fine della “prigionia” di cui la sorella ci mostra i segni. Per ciascuna l’unica presenza reale è l’altra. Dopo un primo incontro non proprio felice, le due iniziano a parlarsi, avvicinarsi, a non poter fare a meno della presenza dell’altra, si potrebbe credere a un certo punto, che l’una possa cambiare il destino dell’altra.

elettra tarantino 2Questo è l’incipit del nostro studio su Elettra. Un Elettra che diventa doppia. Vissuta in due momenti diversi della storia del mito. Perciò due Elettre. Due storie contemporanee, malavitose, fatte di codici e di silenzi, di senso dell’onore e del desiderio di vendicare un torto subito, di un potere che uccide, ma anche di una vibrante voglia di vivere, della continua speranza che le cose possono cambiare se ci si ribella, che qualcuno da qualche parte nel mondo le possa continuare ad amare.

elettra tarantino 3