Gràlimi26 Gennaio 2013

COMPAGNIA Teatro del Carro

AUTORE Pino Michienzi da “Storia dei Fratelli Rupe” di Leonida Repaci

INTERPRETI AnnaMaria De Luca, Luca Maria Michienzi, Franco Procopio, Lucia Cristofaro, Josephine Carioti, Amedeo Lobello
Dà voce a Leonida Répaci Pino Michienzi.

REGIA Luca Maria Michienzi

GENERE PROSA

Una versione teatrale dell’opera “Storia dei fratelli Rupe” che menziona tratti sulla vita, sulle opere e sul pensiero di Leonida Répaci, scrittore calabrese tra i più eloquenti del ’900 italiano. Nato a Palmi, 5 aprile 1898, è stato il fondatore, nel 1929, del Premio Viareggio, che oggi porta anche il suo nome “Premio Viareggio-Répaci”.
Uno scrittore-poeta che ha offerto all’Italia e all’Europa il romanzo più lungo (sei tomi) trattando il tema dell’emigrazione forse come nessun altro scrittore ha saputo fare, costruendo la monumentale opera “Storia dei fratelli Rupe” dove registra 68 anni di storia dell’umanità, senza mai scadere in prolisse risciacquature.
Al centro, la vicenda di una famiglia calabrese della media borghesia provinciale, che esprime il travaglio del tempo attraverso esperienze sociali, spirituali e psicologiche dei primi anni del Novecento. Si propone di fermare un cinquantennio di vita italiana percorrendo quella parte di storia comune che si chiama intervento italiano: guerra mondiale, rivoluzione d’Ottobre, pace, fascismo, seconda guerra mondiale, Resistenza, guerra fredda, speranza del disarmo, cooperazione, coesistenza pacifica. Per questo i Rupe hanno una storia che si identifica con quella della loro terra, con quella della loro gente. Una terra civilissima e dolorosa; una gente povera ma animata da grandi ideali, fiduciosa nel proprio destino, una gente che, tra i grandi movimenti sociali e storici del nostro tempo, tra guerre e rivoluzioni, cerca la strada del suo miglioramento, del suo successo. Nella prima parte, composta di tre volumi, che racconta fino all’inizio della prima guerra mondiale, la storia dei Rupe percorre la vita stessa dell’autore. E come dirà egli stesso, nel discorso di ringraziamento per il premio Villa San Giovanni:
“ …sono la mia stessa ragione di essere al mondo. Voglio essere considerato un uomo vivo che lavora, e sempre più lavorerà, per finire quel che ha cominciato. E quel che ha incominciato è cosa da far tremare il cuore, un cuore che ha fatto pure l’abitudine agli incerti del destino, alle logoranti attese, alle usure dell’ingiustizia e dell’ingratitudine. Un cuore che, come dicevo prima, non ha perduto la sua prima capacità, quella di commuoversi, quella di essere un cuore.
Ecco quel che è il segreto dei Rupe, il senso della coesione interna contro la dispersione imposta dall’esterno. Ecco il suo valore di difesa morale contro tutto ciò che nella vita mina alla base l’unità familiare. Ho pensato di scrivere un’opera che rivelasse agli italiani quali sono le direttrici ideali dell’anima, della gente calabrese, nella società di oggi”.
Nello spettacolo “GRALIMI” di Pino Michienzi, il filone autobiografico, è privilegiato con totale impegno realistico, caratterizzato anche da una lirica descrittiva piena di colore e di violenza intrisa di travolgente sensualità. Il libero adattamento di Michienzi ne fa un compendio arricchito dalla lingua-dialetto delle diverse figure che dà forza ad alcuni personaggi, rende colore ad altri, regala poesia ad altri ancora.
Un’operazione di minuziosa ricerca e studio che ha sortito un lavoro carico di storia, colmo di certi paesaggi dell’anima, pieno visioni dell’universo, molto intense, del protagonista e dei suoi comprimari. Dal doloroso ricordo della morte del capofamiglia Rupe, alla struggente storia d’amore tra Mariano e Nina, alla tragicomica vicenda di Donna Lia Licèrta, allo stravolgimento epocale del terremoto, Gràlimi, cioè Sarmùra cioè Palmi cioè Calabria, racconta una grande pagina di storia pulsante e viva.
Dato fondamentale: far avvicinare i giovani al grande intellettuale calabrese, conosciuto e apprezzato non solo per avere scritto la monumentale “Storia Dei Fratelli Rupe”, ma per essere stato uno dei rappresentanti più alti e qualificati della cultura nazionale nonché ideatore del Premio Viareggio.
Sarà questo un modo per rendere omaggio a due figli illustri della Calabria: Leonida Répaci e Pino Michienzi. Due figli che si sono spesi con forza per rivalutare l’immagine di una terra ricordata e spesso etichettata solo per fatti legati alla criminalità organizzata. La Calabria è terra viva e fertile e non partorisce solo ‘ndrangheta.

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